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domenica 26 giugno 2016

La reincarnazione: Induismo e Buddismo (1)

***"Coloro che, in tempi di prosperità, fanno un'esperienza di dolore e di sofferenza, lo fanno per pagare le loro parole e i loro atti di una vita precedente, parole e atti per i quali - il Sommo Giusto - ora li punisce"...
Così parlò Zaratustra (So spricht Zarathoustra)
I Magi che visitarono Gesù Bambino erano sacerdoti zoroastriani (mazdei), religione che sussiste ancor oggi presso i Parsi in India.
Il culto di Mitra, che ebbe un entusiastico successo presso i Romani agli inizi della nostra era (in effetti sono stati ritrovati sparsi un pò dappertutto in Europa templi dedicati al culto di Mitra costruiti dai Romani, persino nel cuore di Londra!), derivava dalla religione zoroastriana. Essa sosteneva in modo assoluto la trasmigrazione delle anime e la su impronta sul mondo occidentale fu estremamente profonda.
E' chiaro il legame di questo culto con l'India, per quanto i "misteri di Mitra" fossero stati semplificati e adattati alla mentalità del mondo romano (Mitra è il nome zenda del sole).


Induismo e buddismo

La tradizione indiana che per lungo tempo è stata ignorata, o considerata inaccettabile da noi occidentali, merita ben altro che il dispregio che il razionalismo professa nei suoi confronti, ed essa non ha mai cessato di sostenere la realtà dell'incarnazione,.
Se i Veda, gli antichissimi testi sacri dell'India, non ne fanno che qualche raro accenno, tuttavia i loro commentari, Upanishad, ne parlano in vece profusamente.
Possiamo trovare gli sviluppi dettaglii su La via della Reincarnazione (o samsara), nel Mabarata fra cui la Bhagavad-Gita, e su le Leggi di Manu.
Le varie reincarnazioni, erano considerate come un'espiazione: ancor oggi la grande preoccupazione degli indiani pii è quella di cercare di evitare reincarnazioni dolorose e umilianti (in corpi umani miserevoli o in corpi animali oppure in forme vegetali), per giungere a quello stato di beatitudine in cui non c'è più la necessità di reincarnarsi.

L'esempio che viene proposta ai buddisti è la storia di Gautama Buddha di cui sono raccontate le 547 reincarnazioni ne il Libro degli Jatakas.

Occorre dunque tanto per giungere all'ìlluminiazione finale?

Ma anche di più, affermano i Buddisti!

E solo coloro che sono pervenuti ad un altissimo grado di saggezza possono contemplare con occhi sereni e a cuor tranquillo le loro incarnazioni precedenti.
L'oblio ci risparmia dei traumi...del resto questo è quanto credevano gli antichi greci: infatti per loro le ombre dei defunti dovevano, prima di reincarnarsi, bere le acque del fiume Lete (l'oblio).

I Buddisti vanno oltre e prevedono e organizzano le loro esistenze successive, innanzitutto con un programma di vita (non nuocere agli altri, non ammazzare, non mentire, non rubare, non sparlare, rimanere puri di pensiero e di parole, non godere troppo dei piaceri).
In tal modo si evitano le passioni violente che conducono a incarnazioni di regresso.
E questo è il fine ultimo della vita monastica in India e nel Tibet in cui si ritiene che lo sviluppo delle facoltà più alte dell'anima permetta all'uomo di scegliere in anticipo le sue future incarnazioni.
Tale scelta, se è necessario incarnarsi ancora una volta, viene fatta per mezzo di un preciso rituale e di cerimonie prima e dopo la morte (i parenti del moribondo gli leggono preghiere e consigli che lo aiuteranno a dirigersi).

Il "Bardo" è il corrispettivo dell'Amenti degli Egizi, degli Inferi e dell'Ade del mondo greco-romano. Per un lama (monaco) è cosa normale che di rinasca entro un corpo umano finchè non si sarà raggiunta l'illuminazione, e se durante l'esistenza attuale subisce avvenimenti dolorosi, egli ne gioisce perchè può, in tal modo, liquidare il karma negativo.
Egli sa che alla sua morte, arrivato al Bardo dovrà orientarsi senza lasciarsi spaventare dalla proiezione delle sue forme-pensiero, che assumono un andamento dei color e dei suoni terrificanti.
Se è vissuto come un santo e perciò è riuscito ad acquisire un distacco sufficiente, egli sarà in grado d chiudere la porta delle matrici da cui ci si incarna.
Ma se non ne è stato capace, è costretto a reincarnarsi e scegliersi con cura la sua nuova famiglia.
E per questo momento cruciale, il Libro dà le istruzioni: riguardo i continenti (della terra), scegli quello in cui prevale la religione e li entra. Se la nascita deve farsi, una sensazione piacevole di profumo ti attirerà verso quelle masse impure e così otterrai la nascita. Sforzati di non provare nè attrazione nè repulsione, in tal modo tu potrai ottenere un buon germe"
Per facilitare una buona rinascita, l'anima del morto deve recitare il mantra sacro Om mani Pasme Aum e concentrarsi sulle preghiere e pensieri che gli sono indicati.***

[continua]

[Dorothèe Koechlin De Bizemont]













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